Poesie 2015

Poesie scritte nell'anno 2015

IL VIAGGIO

Note accordate sul pianoforte
corrono lente sui prati, gli arbusti
i ruscelli e le basse montagne;
dolce paura di un'attesa inclemente.

Viaggio improbabile fuori dal tempo
spreme battendo nel petto superbo
il passato rubato in futuro dovuto.

Cosa rimane di chi ero allora,
di chi sarei stata, di chi mai sarò?
Amaro rimpianto, rancore racchiuso,
volere deciso.

Treno che porti in un sogno lontano,
città incantata tu esisti davvero;
mi guardi e mi dici: "Svegliati amico,
questa è la vita che non hai vissuto".

IL LUPO


Fuggono spinti da fame feroce,
paura sgomento in un salto veloce
sulla barca che porta verso lidi remoti
nel mare coperto di lustrini dorati.


Ma al buio divora l'onda assassina
un solo boccone di gente straniera:
"State lontano bestie assetate,
voi ci levate l'aria e la luce!"


Rotonda la luna gigante rischiara
la notte sinistra di morte arrossata,
supplicando giustizia per le vite rubate
a galla disperse su sponde nemiche.


Ulula il lupo un nostalgico canto
sul dolore straziato ucciso in silenzio
dall'orrido male che viene da dentro.

LA MASCHERA

Principe, fata,
pittore, infermiere,
lo sfavillante costume
dal becco d'uccello
mostra ad altri l'immagine
che non gli appartiene.

Variopinto coriandolo,
come ingannevole neve,
diverte ammaliante
nell'aria frizzante
l'ingenuo spettatore.

Ma la voce tradisce
la finzione ostile
sulla faccia deforme,
la cui vista fugace
rende triste pietoso
il terribile orrore.

L'unico occhio
del mostro crudele
acceca lo sdegno,
poi affetta di gusto
il duro potere
che sordo violenta
e tappa la bocca
alle altrui parole.

Solamente un miracolo
potrà un giorno guarire
la malformata natura,
quale spirito immondo
di un morbo mortale.

Salvami sguardo
dal male infelice,
cura i ricordi ormai stanchi,
stappata a stento
la verde vendetta
di zitte zoppe paure.

Purifica, tocca
mano immortale
il volto specchiato
del proprio altrui errore;
via sciogli la maschera
dal purpureo colore
sulle informi ustioni
dell'eterno dolore.


SUL MONTE

Scala la vetta,
brucian le dita,
corto il respiro
sull'aspra salita.

In cima raggiunge
il silenzio assordante;
si guarda all'intorno
ma non vede uomo
dove brilla di ghiaccio
il fuoco lucente.

Punta del mondo
tu penetri il cielo,
scalino di volo
sorreggi la terra
e stordisci cosparso
di zucchero a velo.

Nella tenda perenne
dimora di stoffa
la soffice spuma
sul monte sospesa;
cibo croccante
dal calore cordiale
dispensa magnanimo
un vivo sapore.

Poi scende e non dice
a nessuno che ha visto,
si scalda il ricordo,
rinasce segreto
il tepore gentile
di un tenero abbraccio.


INSIEME

Sopra sotto capovolti
opposti contrari in viaggio vanno,
se anche vicine vie parallele
da condividere punti non hanno.

Amaro divario separa sincero
le due parti sbeffeggiando;
l'una destra l'altra sinistra,
unito il palmo le mani divise
perfettamente combaceranno.

Metà mancante
filo sottile
forte legame
energia misteriosa
stoltezza d'uomo
o destino divino,
il solo sigillo del cielo
saprà custodire.

Ma se in prospettiva
volgo lo sguardo
vedo binari confusi,
a matita disegno
l'incontro tracciato
di un tempo lontano
quando da doppi
la stessa cosa saranno.

Mare profondo soffitto infinito
dell'orizzonte linea leggera,
il cammino comune,
la strada l'uguale percorso
nel quale ogni giorno
diversi inciampiamo
rialzandoci ancora
insieme io e te.

ALLA  FINESTRA

In testa risuona un bisbiglio insistente,
forte vitale spettro celeste
di gracile morte malato gemente.

Attenta cauta previeni prudente
l'ostile mondo che fa lo sgambetto
al giovane ingenuo e fragile dentro.

Passato ti insinui fin nel presente
ti affacci improvviso alla finestra,
scruti impassibile dalla torre del tempo
lo scorrere lento di lacrime miti
sui dolci ricordi sepolti vivi
nel ruvido cumulo di rabbia essiccata.

Eppure lì fermo aspetti pentito
in devoto silenzio il dovuto perdono
di vecchie ferite curate dal vento
il cui soffice soffio adagio rinnova,
ma non lascia memore che voli via niente.


LA FARFALLA

Farfalla sfuggente
vola lesta all'intorno,
come sogno di notte
e miraggio di giorno.

S'arresta sul prato,
si posa un istante
la straordinaria bellezza
del disegno diamante.

Raggio riflesso
dal colore stellare
dai fermati un poco
che ti possa ammirare!

Un colpo di vento
e non ci sei più,
eppure ti ho vista
per un solo secondo,
dipinta d'arancio
di giallo, di blu.

Davvero era qui,
non per mio vanto;
volavo con lei
e tra l'aria leggera
ho scorto stupita
del brivido alato
il lieto andamento.

Memoria di labbra
di donna scolpite
su statua rocciosa
che prendono vita
in un breve momento
e intonano allegre
a chi sa ascoltare
vicino lontano
un candido canto.


LA MANNA

Sudore affamato, cervello bollente,
peso schiacciato sulla schiena dolente;
più il braccio si tende all'arrivo,
più svanisce in un sogno lontano.

Ma il capo chino rassegnato e stanco
ricopre improvvisa la manna dal cielo,
nutrendo in misura abbondante
un'incredula folla di gente.

Resta il ricordo della dura fatica;
l'umile impegno messo alla prova
ora commosso ringrazia sentito.

Reso capace di gustare appieno
il cibo sofferto ricevuto per dono.



© 2017 Poesie di Michela Trojani. Tutti i diritti riservati.
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